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Nome utente: dawnraptor
Vero nome: Lorena
Iscritto dal: 23/12/2005
Status: Utente Bio:
Ok, e così siamo intorno a settembre 2015 e ho 51 anni. Probabilmente sono una delle più anziane in circolazione. Ho un marito da 26 anni e una figlia da 15. Lavoro da un commercialista. E da quando le ho scoperte dieci e rotti anni fa, leggo (ora anche qualche manga in inglese) quasi solo fanfiction di Harry Potter, principalmente in inglese, perché, dopotutto, ce ne sono molte di più che in italiano. Ogni tanto ne traduco pure qualcuna. In famiglia, e anche a qualche amica, dico che negli'ultimi anni il mio inglese è migliorato in maniera astronomica, e che così unisco l'utile al dilettevole. Non è che una minuscola parte della verità. Il 99% della quale è che mi diverto un sacco. Mi diverto talmente tanto che comincio quasi a preoccuparmi del mio problema di dipendenza e assuefazione. E pavento il momento in cui nel mondo si smetterà di scrivere fanfiction su Harry Potter. Perchè, salvo ulteriori sequel, ormai la serie è finita e io lo so che prima o poi le cose belle finiscono, che ci si stufa, e compagnia cantando. Magari mi stufo prima io, e passo ad altro. Quasi quasi lo spero. E' quello che è successo coi vampiri della Rice (Lestat, Intervista col vampiro, ring a bell?): sei mesi di ossessione, i miei primi libri letti in un inglese zoppicante, per la disperazione di sapere come andava a finire la serie. E poi la scoperta dell'esistenza delle fanfiction, poche, perchè la Rice, al contrario di altri, non apprezza. E poi, ancora, la serendipità: per puro, semplice, fortuito caso, apro una fanfiction di Harry Potter. Ora, ce ne sono tante di veramente brutte, in circolazione. Avrei potuto sceglierne una così, sarebbe stato facile. Ma questa era bella, e mi ha spinto ad aprirne un'altra. E un'altra ancora. Vorrei ricordarmene il titolo, perchè è stata il punto pivotale di tutta la faccenda Potter, ma purtroppo il ricordo è stato sommerso velocemente da migliaia di altre storie, milioni di altre parole. Quello che trovo un po' ridicolo è che, in questi anni, non mi è ancora venuta la curiosità di leggere i libri originali. Ho visto i film, e questo è quanto. Forse, sapere che non c'è "azione" nei libri di zia Row mi trattiene un po', vattelapesca. Se anni fa mi avessero detto che presto avrei letto storie di 200.000, 300.000, addirittura 500.000 parole in inglese, mi sarei fatta una sghignazzata da guinnes. Un po' come se mi avessero detto che avrei letto solo yaoi. Però, in realtà, in questo sono stata instradata dalla Rice: i suoi vampiri sono molto disinvolti (diamo a Messalina quel che è di Messalina). E così, eccomi qua. Malata di Lucius/Harry, Draco/Harry, Voldemort/Harry, Severus/Harry e pluririmescolamenti vari dei sopracitati, virulenti più o meno in egual misura, anche se non in egual misura rappresentati in rete. Appassionata lettrice, che mai si spingerà a scrivere. Io sì che, al contrario di altre che il talento lo hanno davvero, traduco perchè non sono in grado di scrivere di mio. Non c'è da vergognarsene e non me ne vergogno. Del resto, a scrivere ci vuole molto tempo. Tutto tempo sottratto alla lettura, e io sono fondamentalmente una persona egoista. ^_^ Cosa ho provato quando mi sono stufata dei vampiri della Rice? E' scritto qui.
E fatalmente giunge il giorno… Un’alba dopo l’altra in cui il primo pensiero ad occhi ancora chiusi riempie di eccitazione e di folli pensieri. Vita! E’ la sorpresa, il grido estatico che si rapprende laggiù, da qualche parte fra lo stomaco e l’anima, se mai ne abbiamo una… E l’inezia, la cosa senza importanza, forse la stupidità, chissà, ci sostiene, ci guida, ci rende il senso di una vita che sembrava un maligno susseguirsi di ore uguali e ora, ora no, ora c’è qualcosa di diverso. Osiamo coagularlo in un sospiro di speranza? Ma forse non dovremmo… Perché fatalmente giunge - nemesi - il giorno. Eppure, quanto dura un incanto? E quale stregone, con quali arti, incantesimi, inganni, ha potuto farci credere che le cose fossero così e non così, e cosa si è preso in cambio dell’illusione? Ah, sì, ogni cosa ha un prezzo, ed è sovente molto più alto di quello che saremmo stati disposti a pagare all’inizio, se solo avessimo saputo. Ma noi non sapevamo quanto la posta si sarebbe alzata durante l’azzardo, vero? Perché è così che giunge il Male, sempre di fronte, mai alle spalle, per non impaurirci. Diffideremmo di chi ci apostrofa alle spalle, staremmo in guardia. Ma così? Così no: franco, diretto e sincero è il viso del Male quando si avvicina e ci promette l’universo. Come non credergli, accettare e dannarsi? Se questo è l’inferno, chi mai vorrebbe il paradiso… Ma c’è l’inganno, ovviamente. L’abbiamo sempre saputo. Dimenticato, sì, forse, ma non si può dire che non lo sapessimo fin dal principio. Nulla è eterno, nemmeno l’abbraccio del Male. Ma quale verità scomoda, scacciamo il pensiero molesto. Sì, certo, finché non giunge il giorno. Ah, l’estasi della perdizione! Che duri, che non si modifichi, che non ci lasci mai! E invece, giunge il giorno! Quel giorno apriremo le palpebre inebriati dal solito pensiero. Lo cercheremo, come al solito, ma non lo troveremo. Increduli, angosciati, rifaremo più e più volte il pellegrinaggio dei percorsi abusati, quelli che fino a ieri sapevano portarci oltre, scoprendo solo che sono perduti. Esistono, sì, ma conducono a porte comuni, luoghi già visti, sensazioni ormai spente. E non riusciremo a capacitarci del perché. Eppure li avevamo percorsi cento volte quei sentieri, ed ogni volta ci avevano portato in luoghi di meraviglia. Ancora poche ore fa, prima di chiudere gli occhi l’ultima volta, le porte erano tutte aperte su luoghi di delizia. E oggi? Oggi è giunto il giorno. Oh, sì, oggi è il giorno della rivelazione, volenti o nolenti dovremo capire che ci hanno sempre mentito. Nostro malgrado, oggi scopriamo che l’inferno è una cosa semplicissima. L’inferno è l’assenza del diavolo che ci aveva tentati. |
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